martedì 5 luglio 2011

Consapevolezza

Le mucche pezzate valdostane che ruminano placide nel prato realizzano la loro virtus senza grandi giri di testa, come quei larici contorti e testardi che il vento e le valanghe non sono riusciti a sradicare e che hanno saputo crescere e stendere i loro alti rami sul pendio in cui il vento li ha posati, senza grandi opposizioni, senza maledire il fato che li ha fatti crescere in ripide e scoscese ripe... Noi, invece, passiamo gran parte della nostra vita a lamentarci di ciò che non siamo riusciti ad essere...
Se dedicassimo un terzo del tempo che impieghiamo nell'analizzare ciò che in noi, nel lavoro che svolgiamo, nella città che abitiamo, non funziona, per prendere invece consapevolezza che siamo preziosi agli occhi di Dio, la nostra vita davvero cambierebbe.

Abbiamo tutta la vita per imparare a vivere. Tutta la vita per imparare a credere e amare. Invece ci percepiamo sempre come arrivati, viviamo con frustrazione e fallimento gli episodi che palesano e misurano le nostre fragilità e la strada che ancora dobbiamo percorrere. Se è così, se davvero la vita è percorso, non mi spavento se devo imparare, non mi lamento se fatico e sudo, non mi scoraggio se per salire, talvolta, devo scendere per poi risalire.

Sempre attenti (tanto, troppo) a vedere le cose che non funzionano, senza pensare al fatto che in questo momento non funzionano. La vita non è una trincea da cui difendere col moschetto le nostre posizioni, tutti tesi a minimizzare o mascherare i nostri difetti. E' splendido pensare che siamo in costruzione.

(Paolo Curtaz, Cristiano stanco?)
 Quando precipito verso il fondo, è sempre bello il momento in cui inizia la risalita. Il mio errore è credere stupidamente che la prossima volta non scenderò, non mi ridurro nello stato in cui sono adesso. Imparerò, ne sono sicuro, ad accettare questi momenti come punti di svolta nel sentiero della vita.

Nessun commento:

Posta un commento